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Prova: 1/10 Touring Mugen MTX 3 - Montaggio

         (a cura di Francesco De Mattia) 


Una delle caratteristiche simpatiche del modellismo, è quella di permettere ai normali amatori di avere a disposizione mezzi e materiali, usati dai piloti più blasonati nelle competizioni. E’ un po’ come se potessimo permetterci di avere in garage una F2003 GA per girarci la domenica. Questo però, se da un lato è positivo dall’altro genera una corsa da parte dei produttori a mettere nelle mani dei piloti migliori i loro gioiellini, quindi questo falsa un po’ la realtà e ci fa chiedere se veramente sono le auto a essere competitive, o sono i piloti che potrebbero andar forte con qualsiasi modello…
Uno dei modelli che maggiormente, negli ultimi tempi, è al centro delle discussioni nei negozi di modellismo è la Mugen Mtx 3, una macchina che ha vinto tutto quello che c’era da vincere, ma che molti sostengono essere solo un fenomeno di moda. Sogno irrealizzabile per molti, visto il suo elevato costo, è diventata improvvisamente appetibile grazie ad un’offerta dell’importatore italiano. Offerta che ha preso al volo anche il sottoscritto, con la precisa intenzione di valutare se questo modello vale davvero la fama che lo circonda.

Iniziamo dalla confezione, della quale possiamo dire che è davvero diversa dalle altre macchine in commercio, infatti la classica scatola di cartone ha lasciato il posto ad una intrigante valigetta nera in tela, sulla quale campeggiano, in bianco, i loghi della Mugen e dell’importatore italiano. Osservando la valigetta, si nota subito, dalla vistosa bombatura, che un po’ piccola per contenere tutti i pezzi dell’offerta, ovvero la macchina, il motore con relativo scarico, un treno di gomme in spugna Fast Tires, e una carrozza senza decals, purtroppo. Aprendola scopro che l’interno della valigetta è in materiale plastico rigido e che, grazie a 2 paratie smontabili, arriva ad avere 3 scomparti distinti. Risulta, però, essere scomoda per il trasporto della macchina, che viaggerebbe coricata su un fianco e un po’ troppo stretta per contenere altro materiale, in pratica è bella, ma almeno personalmente non sono riuscito a trovargli un utilizzo. Nell’aprire la borsa si viene colpiti dal disordine che regna all’interno: tutto sembra gettato li alla rinfusa e tutti i pezzi, suddivisi in bustine, sono contenuti in un “bustone” trasparente, che non rende affatto onore al contenuto, purtroppo siamo molto lontani dall’ordine delle confezioni Kyosho. Tirando fuori le cose dalla valigia sicuramente si rimane colpiti dalla bustina, messa a parte, che contiene tutti i pezzi in carbonio, ovvero piastra radio e supporti ammortizzatori, questo mi rincuora, ricordandomi che sono di fronte ad un modello di alto rango. Apro con avidità la confezione che contiene il manuale e trovo al suo interno, oltre al manuale, un foglio di istruzioni aggiuntive (che in seguito si rivelerà fondamentale), un foglio di setup e un foglio di decals molto carine, con i loghi Mugen Seiki e Mtx-3. Per deformazione professionale, mi stupisco del fatto che il manuale sia stato stampato su carta patinata lucida e dopo averlo sfogliato la considerazione che potevano risparmiare sulla carta e migliorare i contenuti mi viene spontanea. Il manuale, infatti, per quanto dettagliato, manca di tutti quei particolari cui altre marche, Kyosho in primis, ci hanno abituato, tipo il numero esatto di viti richiesto per il montaggio di una determinata sezione e le misure in millimetri per montare in modo corretto le varie barre filettate e i grani. Diciamo che è un manuale concepito per chi ha già dimestichezza col montaggio di questo tipo di auto e un principiante potrebbe avere qualche difficoltà. Con estrema curiosità, apro la busta principale per osservare il contenuto delle varie altre bustine, contrassegnate dalle lettere dell’alfabeto e qui comincio a comprendere alcune scelte operate nel manuale, ogni bustina contiene, infatti, tutti i pezzi e le viti per poter portare a termine le varie fasi descritte dal manuale, non si dovrà saltellare da una busta all’altra per recuperare pezzi e viti, ma si va avanti per compartimenti autonomi, davvero una buona idea che mi fa rivalutare parecchio il manuale e il sistema di montaggio in genere. Rimango stupito dalla qualità dei materiali e dalla quantità di pezzi in alluminio presenti nelle bustine, qui siamo davvero un gradino sopra la concorrenza, tutto è curato nei minimi dettagli, finanche le viti mi colpiscono, sono tutte con la testa a brugola da 2mm per tutta la macchina (è singolare come in tutta la macchina ci sia una sola vite a croce e dalle foto è facile scoprire qual è).

Passiamo ora al montaggio, per il quale sono richiesti una buona chiave esagonale da 2mm, per le altre misure si può far ricorso a quelle in dotazione, una pinza, forbici, taglierino e, indispensabile per il montaggio di un anello di tenuta dello scatto libero, un paio di pinze a punte coniche. Curiosamente, il primo componente da montare è quello che contribuisce a fermare la macchina, ovvero le pinze del freno con relative pastiglie, che vanno incollate sulle piastre in metallo e in seguito leggermente assottigliate con della carta vetrata finissima, per permettere uno scorrimento fluido del disco. Questa procedura è molto importante e riportata nel foglio aggiuntivo alle istruzioni, in quanto le tolleranze fra pastiglie e disco sono pressoché inesistenti e la macchina camminerebbe leggermente frenata. Si passa poi al montaggio dei fuselli anteriori, con relativi braccetti e qui facciamo la conoscenza con i materiali usati dalla Mugen: le plastiche sono di prima qualità e le viti vi fanno presa in modo incredibile, i bicchierini torniti sono dei piccoli gioielli e i cuscinetti sono di ottima fattura. Il montaggio procede senza intoppi e, dopo fuselli e braccetti posteriori, si arriva allo scatto libero anteriore il cui montaggio richiede, obbligatoriamente, la pinza  a punte coniche. In questa fase bisogna prestare attenzione a saltare il passaggio successivo, che riguarda il montaggio del differenziale anteriore, altrimenti si rimane senza pezzi per quello posteriore. Come raccomandato dal manuale provvedo a riempire il differenziale posteriore con l’olio di gradazione 10000 fornito di scatola, facendo arrivare il livello dell’olio fino a coprire, non oltre, gli assi dei satelliti. La struttura del differenziale è molto simile a quella Kyosho con 2 planetari e quattro satelliti, ma si resta stupiti dal fatto che una volta montato il tutto risulti estremamente compatto, quasi la metà di quello della cugina RR. La piacevole sorpresa sono le pulegge, che non sono interamente in plastica come su altre macchine, ma presentano una base in ergal, con tanto di grano di fissaggio all’asse, sulla quale vanno poi montate le ruote dentate in plastica. Questo insieme oltre ad essere molto bello a vedersi, da una forte impressione di robustezza e lascia pensare che ben poca della potenza sprigionata dal motore vada persa nelle flessioni della plastica. Si prosegue montando il carro posteriore, dove facciamo conoscenza con le viti svasate a brugola che fissano le plastiche al telaio e, spontaneamente, viene da chiedersi come mai altre ditte si ostinino a proporre ancora le fragili viti  a stella. Un intoppo rallenta il montaggio dell’avantreno, in quanto è previsto il montaggio di un grano nel braccetto inferiore della sospensione, il cui scopo è quello di tenere fermo in sede l’asse che unisce il braccetto inferiore al resto della struttura dell’avantreno. Il montaggio è reso infelice dalla posizione assurda del foro nel quale si deve avvitare il grano e dal fatto che il foro stesso sia troppo piccolo per il grano. Dopo una serie di tentativi e molta pazienza sono riuscito a fare un lavoro pulito, comunque su questo componente ci sono diverse “filosofie” di montaggio, che magari approfondiremo in seguito. Si prosegue con il montaggio del salvaservo, un piccolo gioiellino, che deve essere anche estremamente efficiente, visto che è stato ripreso esattamente uguale sulla RR Evolution dalla Kyosho... Il montaggio prosegue spedito e senza particolari da segnalare fino al cambio, dal montaggio molto semplice, ma che richiede estrema precisione, per coloro che non corrono su piste lunghe consiglio di svitare le viti che regolano le masse di un giro circa in più rispetto a quanto consigliato sul manale, altrimenti la seconda si innesterà troppo tardi. Si arriva quindi al montaggio del freno,vero pezzo forte di questa macchina, incredibilmente ben progettato, ha il disco composto da 3 pezzi distinti: 2 dischi laterali e un disco a forma di stella centrale, il tutto una volta assemblato assume la forma di un vero disco autoventilante, come quelli che abbiamo sulle nostre 1:1. Da notare il fatto che il trascinatore del freno sia in ergal. Niente da dire, su questo modello non hanno fatto economie, niente è lasciato al caso, come dimostra il fatto che tutte le barre filettate del modello abbiano al centro un nottolino forato, che permette un’agevole regolazione. La barra stabilizzatrice posteriore e supporti ammortizzatore si montano senza difficoltà, compresa la staffa in carbonio, sulla quale andranno poi fissati gli ammortizzatori che sfruttano le varie possibilità di posizionamento offerte dai fori presenti sul supporto stesso. Si passa ora al montaggio degli ammortizzatori, ben rifiniti e progettati, hanno il pregio di permettere di utilizzare lo stesso olio sui 4 ammortizzatori, grazie ai dischi interni, che presentano un diverso numero di fori tra anteriore e posteriore. Utilissimo il forellino per il “troppo pieno” presente sul cappellotto dell’ammortizzatore, che permette di far fuoriuscire l’olio in eccesso mentre si monta il tutto. L’olio in dotazione è di gradazione 600 e nell’uscita di prova si è rivelato una scelta azzeccata. Si prosegue montando il comodissimo sportellino per la sostituzione del pacco pile, che nello specifico dovrà essere composto da 5 ministilo ricaricabili. Sulla piastra radio in carbonio andiamo a fissare il serbatoio che poggia su 2 gommini che avremo preventivamente “incastonato” nei fori appositi, per poi passare al montaggio dei servocomandi e dell’impianto radio. La Mtx 3 presenta il servocomando dello sterzo coricato su un fianco, ma dal montaggio agevole, mentre quello del gas è posizionato in modo molto comune. La ricevente, necessariamente “micro”, andrà posizionata di fianco alla macchina, proprio accanto al servo del gas, assicurata ad una staffa in plastica a “L”, che la tiene in posizione e ne protegge la base, il tutto viene poi coperto da una protezione in plastica che avvolge completamente la ricevente. Due gommini rendono elastica la giunzione tra la struttura che protegge la ricevente e la piastra radio. Ultime fasi del montaggio sono costituite dal fissaggio del volano al motore (per il quale raccomando l’uso di strumenti di ottima qualità ed estrema attenzione), nonché la messa a punto della frizione regolabile tipo Centax, che per il momento tralascio visto che richiederebbe un articolo a parte. Una volta sistemato il motore al suo posto e montato lo scarico, non ci resta che fissare la squadretta del servo del gas e i rinvii al carburatore e alla leva del freno.

La nostra macchina ora è pronta per il setup e la prova su pista, che rimandiamo al prossimo articolo.